Sabato 8 agosto, Lavarone .. alcuni 33tt si sono dati appuntamento alle 14 per il “triathlon di noi altri”!!!
Cos’è sta roba si chiederanno coloro che non hanno dimestichezza coi dialetti, soprattutto con quello trentino? E’ un’occasione dove si può fare triathlon in compagnia, senza essere in gara; cioè si svolgono le tre discipline, ma “in gruppo”, ed è stato un momento per provare e verificare i percorsi preparati per il tri-week. Peccato per gli inconvenienti tecnici in MTB occorsi, ma che “sinteticamente” il nostro Bobo vi narrerà qui di seguito, e per la pioggia arrivata a rinfrescarci le idee, la frazione run è stata sostituita con degno spritz al lido Marzari.
Ora Bobo vi racconterà come sono andate veramente le cose …..
Il Bobo, i 33TT, la deuteroscopìa e l’ermeneutica gergale.
Quando mi hanno detto del “triathlon de noi altri” mi sono fatto prendere subito da una botta d’entusiasmo, che peraltro mi prende sempre quando prevedo di incontrare i 33TT; questa Società mi piace un sacco: mi piace la voglia che c’è di coinvolgere tutti (anche nelle riunioni più “calde” del Direttivo, chi vuole presenziare trova sempre la porta aperta e può dire la sua); mi piace l’attenzione che c’è per i più giovani, mi piacciono le ragazze e i ragazzi di ogni età che si “auto coinvolgono”, mettendo in piedi e lavorando in autonomia ad iniziative di crescita del Sodalizio (recentissimo esempio il Campus per i nostri giovanissimi) senza squilli di trombe o rulli di tamburi; mi piace quella voglia di scherzare e di prenderci in giro, cui non rinunciamo mai ogni volta che ci vediamo ma che mai va aldilà dei limiti imposti dalla buona educazione; mi piacciono i confronti vivaci che nonostante siano spesso anche MOLTO vivaci, non portano mai ad attriti personali che possano poi inficiare la solidità del Gruppo… insomma, che devo dirvi, io nei 33TT mi ci sento a mio agio come un vecchietto di novant’anni in un bel paio di mutandoni di lana.
Pieno quindi di buona volontà e appunto di entusiasmo, mi presento Sabato 8 dove convenuto in quel di Lavarone qualche minuto prima delle 14.00 previste.
Piano piano cominciano a vedersi i nostri body rossi, zaini e biciclette… aspetto di vedere anche un po’ di mute ma siamo in pochissimi a usarla: mi passa per la testa di fare l’atleta vero come gli altri ma so che senza muta andrei a fondo come un cubetto di porfido, quindi non faccio troppo il sofistico e procedo alla vestizione.
Qualcuno si è già tuffato, qualcuno sta arrivando… per cui in tutta tranquillità mi tuffo e faccio un paio di giri del lago, tra nugoli di pesci che testimoniano l’ottimo stato di salute del lago di Lavarone: cosa che mi consola visto che ogni tanto una bevutina me la faccio.
All’uscita incontro gli ultimi arrivati che però, mentre io mi tolgo la muta e metto via lo zaino, fanno il doppio giro del lago, escono, si cambiano e sono già sulla bici che mi aspettano.
Oh-Oh.
Qui purtroppo la mia potenzialità deuteroscòpica, quella capacità cioè quasi esoterica dell’individuo di prevedere o anche solo immaginare, sentire gli avvenimenti… beh, mi ha proprio fregato altrimenti sarei rimasto lì spaparanzato sulla spiaggia a cercarmi una fidanzata; invece mentre gli stradisti partono per il loro giro su asfalto, noi andiamo quindi per sentieri e inizia la lotta per la sopravvivenza.
Il gruppetto, essendo molto più veloce di me, ogni tanto si ferma a tirare il fiato mentre mi aspetta; io invece non faccio in tempo a raggiungerli che subito Mirko (con voce pacata ma decisa e guardandosi la punta della scarpa per farmi capire che metodi persuasivi in genere adotta) mi fa ripartire per non far perdere tempo a tutti.
Praticamente ho fatto tutta una tirata a ritmi che non mi sono proprio congeniali.
Cerco di recuperare il più possibile in discesa e proprio all’ultimo (per fortuna), una radice bagnata da una fastidiosa pioggerellina non richiesta, mi fa lo sgambetto: vedo tutt’e due le ruote della bici all’altezza del mio naso e cado di piatto, scivolando e rimbalzando sulla discesa come un sasso liscio tirato sulla superficie dell’acqua.
Minchia che legnata!
Claudio che si era sacrificato per tutto il percorso facendomi da filo d’Arianna con il gruppo di testa, nel sentire il rumore di ferraglia si volta e dopo aver tirato fuori un paio di esclamazioni di quelle belle colorite, mi chiede come va.
Come va poi lo capisce da solo, quando mi vede che tento di ripartire sedendomi sul manubrio e cercando di guidare con la sella.
Comunque arrivo alla macchina, riesco a cambiarmi e sono pronto per la pizza collettiva di fine allenamento con il quadricipite sinistro che sembra la camera d’aria di un camion da cava, due coste che pungono e la spalla destra che è fuori servizio… ma come ho detto dopo circa un’ora sono stoicamente seduto a tavola con gli altri.
Informazione per tutti: se vi fa male una gamba NON sedetevi mai vicino a Claudio.
Claudio che è di compagnia ed ha sempre un sacco di cose da dire, è solito interessare l’interlocutore, magari distratto, stringendogli la gamba e avviando la discussione… lo ha fatto anche con me anzi, con la mia gamba sinistra ma si è accorto subito di aver fatto qualcosa di sbagliato e quindi, da ragazzo educato qual’è, mi chiede immediatamente scusa mentre con una cameriera cerca di tirarmi giù dal lampadario della pizzeria su cui ero schizzato ululando.
In me prende sempre più piede la consapevolezza di una deuteroscopìa che pensavo sviluppata e che si è invece dimostrata infima… ma non basta e arriva la mazzata finale: il subdolo Cesare prepara il terreno chiedendomi se per la gara di Lavarone voglio fare anche l’olimpico in bici da corsa e quando io, creatura ignara, spontanea e di cristallini sentimenti, gli rispondo che non potrei mai farlo perché con la bici da corsa davvero non so andare, il ruvido Alessio con l’acquolina in bocca per la ghiotta occasione lancia il coro di tutta la tavolata: “ perché invece con la mountain bike… ah ah ah ah!!!” .
Purtroppo al contrario di una depauperata capacità deuteroscopica, l’ermeneutica gergale che studia la metodologia dell’interpretazione qui non è servita: quei giovani scostumati insolenti sono stati chiarissimi.
Esco quindi dalla pizzeria tra gli sguardi disgustati di tutta la clientela che, mostrandomi ai propri figli, li ammonisce e terrorizza dicendogli che se non si decidono a comportarsi bene ed a prendere buoni voti a scuola “da grandi sarete come quello lì tutto lividi che non ha ancora imparato ad usare la bicicletta!”.
Concludendo: uno dei pregi in assoluto che il Triathlon offre è quello che se ti fanno male le spalle puoi sempre allenarti andando a correre o in bici, se ti fanno male le gambe puoi sempre andare a nuotare… a me fanno male sia le spalle che le gambe quindi da domani mi allenerò per il pasta party.
Ci vediamo tutti a Lavarone e… birba chi manca!
Bobo