Bello dire di essere un Triathleta, vero? La gente ci guarda con ammirazione e spesso un po’ di invidia… ma dirlo non basta, bisogna anche farlo e così, tolte le ragnatele dalla muta, mi iscrivo alla mia prima gara della stagione: il circuito Cross dell’Elba che prevede uno Sprint al Sabato, un Olimpico per Domenica e di nuovo uno Sprint per Lunedì. Carico la macchina, parto e Venerdì 22 sera sono sulla spiaggia dell’isola d’Elba da cui si darà il via il giorno dopo. Fa freddo e c’è un gran vento, il mare è parecchio ondulato e le previsioni non sono delle migliori ma ugualmente, al briefing serale indetto dall’organizzazione e relativo a questi tre giorni di gara, tutti i presenti sono di ottimo umore e ben predisposti ad affrontare i tre giorni di strapazzo.
L’entusiasmo fa volare il tempo e infatti in un attimo mi ritrovo sulla spiaggia a saggiare la temperatura dell’acqua pucciandoci dentro il “pollicione del piede” come si vede fare nei cartoni animati.
Ge-la- ta. Mi giro per risalire la battigia e tornarmene a casa ma in quel mentre il giudice fischia e una mandria di scalmanati mi travolge ributtandomi in mare, dove mi ritrovo con il laccio della muta arrotolato intono all’orecchio destro, gli occhialini arrotolati intorno a quello sinistro e la cuffia che mi tappa il naso. Mi sistemo e comincio a roteare le braccia tra brividi e porconamenti, causati dai rivoli d’acqua freddissimi che entrano nella muta… e inizia la lotta con l’elemento fluido: riesco a fare quattro bracciate poi l’onda mi solleva e mi spinge indietro… poi quando “mi molla” vado avanti ma poi l’onda successiva mi risolleva e mi riporta al punto di prima… Non so come completo il primo anello, uscita “australiana” dall’acqua e rientro per un secondo giro e seconda sofferenza che comunque, trattandosi di uno Sprint, riesco a superare per fiondarmi in T1. Ho nuotato gli ultimi duecento metri con la mano destra assolutamente insensibile e bloccata da una contrattura muscolare che, dovendo mettere i guanti da bici, mi fa perdere un sacco di tempo perché le dita flesse e semichiuse mi impediscono di infilarli: un volontario si avvicina per vedere come mai ci metto tanto, vede la mia mano contratta e invece che esprimermi i sensi della sua più sentita partecipazione si mette a ridacchiare e dice:”Ah ah ah! Aò, me pari Capitan Uncino!“ Avrei voluto rispondere a tono ma ho altri problemi, quindi preparo a terra una bustina di integratore gel da prendere prima di partire, riesco a mettere i guanti, le calze e per mettere le scarpe mi siedo. Ovviamente sulla bustina del gel che schizza fuori come la lingua di un formichiere: dovrei porconare… ma siccome il gel rosso e colloso va a finire tutto sulle Adidas bianche del volontario che era lì a guardarmi (e che ha smesso subito di ridere), allora mi sono sentito ugualmente appagato. Quando riesco finalmente ad uscire dalla zona cambio, salto sulla bici e scopro che la ruota dietro è completamente a terra! No… recupero una bomboletta, ci sparo dentro un po’ di lattice ma la valvola è intasata e lo respinge fuori in buona parte; mentre la speaker dice che sono il quarto ritiro della gara, la fulmino con lo sguardo (non riesco a sputare perché ho la saliva a zero) e parto con una ruota gonfia per meno della metà… e il solito volontario che dice “Anvedi questo! Aò ma sei sfigato proprio!”. Mmmm… se gli metto le mani addosso lo disfo. In brevissimo la ruota si sgonfia ancora e definitivamente tant’è che al primo dei tre giri previsti, su un sentierino in discesa, facendo la curva finale il copertone ormai a zero mi fa volare fuori. Atterro tra i fichi d’india (chedddoloooreee…) e quando riparto, ovviamente di salire in sella non se ne parla visto che ho le chiappe che sembrano la schiena di un riccio; spingo quindi la bici fino a ricominciare il secondo giro; qua riprovo con un gonfia gomme che caccia dentro un po’ d’aria e lattice esattamente come prima… e come prima riesco a pedalare un po’ (sempre rigorosamente in piedi per il problema chiappe spinose) ma poi devo scendere e spingere anche per la parte finale del secondo giro e buona parte del terzo. Finito ‘sto calvario in T2, inizio la corsa con le gambe a pezzi ma arrivo comunque al traguardo. Al pasta party sono stato l’unico che ha mangiato in piedi, mentre la serata l’ho trascorsa “spennandomi” le chiappe con una pinzetta. L’Olimpico del giorno successivo e lo Sprint di quello dopo ancora non mi hanno creato grossi problemi; alla fine tra il podio del nostro Giuliano Giacomelli e me, portiamo in casa 33TT un bel po’ di punti (sono tutte gare di Rank). Lo stesso fanno i nostri Valentina e Davide che nello stesso giorno, in una gara Kids, salgono entrambe sul gradino col numero uno… bravissimi! Sono veramente, loro come tutti i nostri Kids, una vera colonna portante della nostra Società: sono una colonna portante costruita da tecnici non solo di provata competenza specifica ma anche capaci di trasmettere ai nostri giovani l’importanza del Gruppo e dei Valori che ci accomunano; basta leggere sul sito 33TT della loro attività per potersene convincere subito: questa è un’altra dimostrazione che la nostra Società è grande e non grazie alla luce riflessa di qualche sola “primadonna” ma è costruita su Donne e Uomini che, Volontari o Simpatizzanti o Atleti che siano, sono un solo, forte amalgama vestito del nostro solito, indissolubile, inossidabile ed unico Body Rosso. A presto Fratelli!