Il destino mi ha donato una grande opportunità: sentirmi libera e leggera; le orme come sordo tonfo, la polvere esplodere, mischiarsi alle gocce salate dell’oceano e quelle della pelle bianca e presto bruciata dal sole….l’anima assalita dalla storia di quella terra atavica, straziata, arata e seminata da schiavitù.
E così, nel punto più al sud della terra Africana, è iniziato un bellissimo giorno. Il 10 aprile 2016. Si parte dall’oceano arrabbiato che non mi ha dato un attimo di tregua durante i 3.8 km di nuoto (alcuni dicono di più, ma poco importa). Ho deciso di privarmi di qualsiasi mezzo tecnologico nel nuoto. Tanto dall’acqua ci devo uscire e il tempo poco conta.
Arrivata in zona cambio, felice di essere scappata dagli artigli di Poseidone, parto sul mio cavallo bianco per affrontare i 180 km. Caldo, molto caldo. Ma non ho tempo di pensare a questo. Concentrata ad afferrare bene le prolunghe sulla bici perché l’asfalto era terribile. Devo bere tanto, secondo pensiero. Infatti ho svuotato i pit stop di acqua. Facendo i conti alla fine penso di aver bevuto più di 5.5 l in bici. Stare tranquilla, non forzare la gamba, terzo pensiero. Sussurravo a voce bassa: ricordati che si tratta di nuoto, bici e CORSA. Io pensavo solo a Lei, la regina della triplice, la sua maestà CORSA. La mia preferita, non vedevo l’ora di arrivare da Lei.
Chiusa la seconda parte, arrivo in zona cambio dove una donna mi increma fino ai denti. Non so quanto sia servito perché a fine gara ero bruciata come un pollo arrostito. Partita con entusiasmo e la paura che quest’ultimo potesse svanire. Verso il 24 esimo km avverto un mal di gambe tremendo. Mi sono detta: NON devi smettere di correre sennò non partirai più. Fino al 30 esimo si alternano momenti di buio con i momenti di benessere ingannevole. Prendo l’ultimo braccialetto e qualcosa scatta dentro di me. Il pensiero che è fatta! Sto per finire il mio primo IRONMAN. Mi viene da piangere. I dieci km felici, con mille pensieri verso tantissime persone che hanno contribuito a dare vita, gioia e lacrime al mio percorso in questi 6 mesi. Ringrazio tutti, i miei bimbi che hanno capito, anche se piccoli, che la loro mamma non è pazza, ha solo voglia di intraprendere una grande impresa. La mia grande coach Sara Tavecchio, le mie sorelle, i miei amici di cuore, TUTTA la 33 TT. Ho iniziato a piangere già al 39 esimo km….correvo come se fossero gli ultimi km della mia vita. Ma che gioia!! 11 ore e 36′ volati via sotto il cielo azzurro del Sud Africa.
E poi….in a blink of an eye…finisce tutto. Come su un palco quando finisce lo spettacolo, si spengono le luci e tutti se ne vanno. Si chiude un cerchio e domani uno nuovo si apre. È così la vita…..
Tania