“Da ciclista a triatleta” scritto da Cristiano Vignali.
Complice un lungo periodo di maltempo che lo tiene forzatamente lontano della sua bicicletta, un ciclista scopre di possedere tutte le qualità per diventare un triatleta coi fiocchi.
“Tutto ha inizio lo scorso anno, ai primi di Marzo, quando, dopo tre giorni consecutivi senza pedalare a causa del maltempo, concretizzo un’ idea che mi ronza in testa da qualche tempo.
In una giornata umida con il cielo coperto, con a tratti qualche goccia di pioggia, senza nessuna speranza di miglioramento, metto le scarpe da ginnastica, salopette e maglia invernale da ciclismo, mantellina per la pioggia, e vado a correre. Lungolago, ciclabile e a casa, cinque chilometri in tutto. Mentre corro provo nuove sensazioni, vedo nuovi panorami, mi piace e penso che l’ alternativa alla bicicletta per allenarsi in inverno, quando piove o fa troppo freddo, può essere questa.
Ciclista amatoriale da anni, infrango un tabù che circola nell’ ambiente, quello che vorrebbe la corsa controindicata alla pratica del ciclismo. Corro tra un’ uscita in bici e l’altra e poi sempre più spesso, anche senza il maltempo. Mi attira l’intensità e la durata dello sforzo fisico che inizialmente paragono a quello di una salita affrontata in bici. Non mi ferma più niente, nascono nuove idee, partono progetti agonistici e inizio ad allenarmi con continuità.
A questo punto pratico con regolarità già due discipline sportive contemporaneamente, aggiungere la terza rappresenta il passaggio chiave.
Non ricordo come sia scattata la scintilla, forse ad ispirarmi sono stati gli allenamenti di corsa sul lungolago dei Sabbioni guardando i bagnanti o forse i racconti, più simili ai resoconti di battaglie epiche che di imprese sportive, di qualche amico triatleta. Resta il fatto che a un certo punto mi è comparsa chiaramente la necessità di nuotare. Così, un giorno d’ Aprile vado in piscina. La prima volta faccio una vasca e mi devo fermare, due vasche e pausa, faccio fatica ma resisto, è una sfida e due vasche alla volta continuo per tre quarti d’ ora, un’ ora con la doccia. La novità, l’ ambiente acquatico e soprattutto la sfida mi attraggono per cui decido di insistere. Nelle sedute successive le vasche consecutive diventano quattro, otto, prendo un paio di lezioni di tecnica, quattrocento metri, aumenta la fiducia nelle mie capacità, ottocento, milleseicento, sono soddisfatto dei miglioramenti, sono il carburante per continuare.
A Giugno mi convinco che posso essere competitivo e decido di prepararmi per un evento agonistico, acquisto una muta e inizio a nuotare in acque libere. Non si vede il fondo, mancano le corsie, non c’è la sponda, spesso sono in acqua da solo. Vinco la paura del mostro di Lochness e anzi scopro che mi piace nuotare negli spazi aperti, libero di scegliere il tragitto che preferisco.
Pedalo, corro, nuoto e a metà Luglio si presenta l’ occasione per mettermi alla prova. Vicino a casa una prima edizione di una gara sprint mi offre il terreno ideale per combinare le tre discipline sportive.
La Ledroman è la mia prima gara di triathlon. In partenza sono in prima fila e abituato alle gran fondo ciclistiche sono quasi incredulo del fatto che sia così facile arrivarci. Al suono della tromba mi passano tutti sopra, tra manate e calci vivo in diretta la mia prima tonnara. Esco tra gli ultimi dall’ acqua, corro in zona cambio, tolgo la muta e prendo la bici, rincorro, recupero posizioni, secondo cambio, giù la bici su le scarpe da corsa, ancora qualche sorpasso, arrivo in volata, tutto d’un fiato. Resto come folgorato, rapito dalle dinamiche di gara, la velocità, i cambi, le possibilità di recupero. Il tutto avvolto dal tifo di famigliari e amici che riescono a seguire quasi ogni fase della gara. Capisco che non potrò più farne a meno e contemporaneamente nasce un sogno.
Dopo qualche giorno parte un progetto a lungo termine, tanto folle che all’ inizio lo tengo gelosamente segreto. Pianifico la preparazione confidando esclusivamente nell’ esperienza maturata nel ciclismo, fissando alcuni obbiettivi intermedi che serviranno da test di riferimento. Dieci mesi di allenamenti quotidiani e una decina di altre competizioni tra cui due mezze maratone, due mediofondo in bici da corsa e tre triathlon olimpici. I risultati mi incoraggiano, ma soprattutto mi diverto e riesco a condividere le trasferte e la mia passione con la famiglia.
Il sogno si realizza a Maggio di quest’ anno con la partecipazione al mio primo triathlon sulla media distanza: il Challenge di Rimini. Una festa durata quattro giorni che ha avuto il suo culmine la domenica , il giorno della gara. Quasi duemila partecipanti provenienti da tutta Europa e oltre, la maggior parte con famiglia o amici al seguito. Ci sono i paratleti, super uomini e super donne dalla forza d’animo incredibile e dalla volontà incrollabile, vero esempio per tutti. Ci sono i professionisti, allenatissimi, fortissimi, velocissimi. Ci sono i componenti dei vari age group, impiegati, studenti, medici, operai, padri, madri, figli. Una grande umanità multicolore, ognuno con la sua storia, ognuno con le proprie aspettative uniti dalla comune passione per il triathlon. A fine giornata, per tutti, il cuore colmo di emozioni, i muscoli pieni di acido lattico, una medaglia a ricordo dell’ impresa compiuta e una maglietta dal valore incalcolabile con la scritta più ambita: finisher.
La stagione agonistica prosegue con qualche altra gara tra cui quattro triathlon olimpici e uno sprint, una mediofondo in bici da corsa, una mezza maratona e un nuovo progetto in cantiere per la prossima stagione. Una trasferta in una famosa località marittima, questa volta all’ estero, sempre con la famiglia al seguito, per fare un’ altra festa anzi una fiesta e compiere un’ altra impresa.
Ma questa è un’ altra storia.
Cristiano Vignali”